Brescia Romana: probabilmente una scoperta inaspettata.
Nel cuore della città si trova infatti una delle zone archeologiche più interessanti del Nord Italia dove all’inizio del XIX secolo sono stati portati alla luce e restaurati edifici pubblici e privati. Sono oggi visibili non solo gli imponenti resti del Foro, del Tempio Capitolino, del Teatro, della Basilica, ma anche quelli delle domus private con mosaici ed affreschi (particolarmente ricche erano le Domus del Ninfeo e la Domus dell’Ortaglia, nell’area del Monastero di Santa Giulia, ora Museo della Città).
In quella che ancor oggi si chiama piazza del Foro, e che in epoca romana era il centro della vita civile e religiosa cittadina, si incrociavano perpendicolarmente le due vie principali della città, il decumanus maximus (ora via dei Musei) e il cardus (ora via Agostino Gallo).
Il Foro (la cui sistemazione definitiva risale all’epoca Flavia, dal 69 al 96 d.C.) è chiuso a nord dal Tempio Capitolino, che fu eretto dall’imperatore Vespasiano nel 73 d.C.
Con la chiusura del Museo Civico Romano a seguito dell’apertura del Museo della Città nel Monastero di Santa Giulia e San Salvatore, la quasi totalità dei reperti in esso contenuti, dalla bronzea Vittoria Alata, il pezzo più famoso, ad un’importante serie di sei teste di bronzo dorato d’epoca imperiale ritrovati nel 1826 in un’intercapedine tra il tempio ed il colle Cidneo, sono stati trasferiti ed organizzati nelle sale della sezione dell’Età romana all’interno del nuovo Museo.
Nel Lapidario, al piano terra, sono state sistemate lapidi, are, frammenti architettonici. Particolare è la cella centrale sulle cui pareti sono state raccolte attorno al 1830 tutte le epigrafi allora conosciute, originarie o in copia, provenienti dal territorio bresciano. Sul lato meridionale del Foro sorgeva la Basilica, edificata nel I sec. d.C., i cui resti sono ancor oggi visibili murati in un edificio di piazzetta Labus. Alle spalle del Foro, leggermente arretrato rispetto a via Musei, si trova il Teatro, costruito nel III sec. d.C. Gravemente lesionato da un terremoto nel V sec. fu comunque usato anche in seguito (nel Medioevo vi si tenevano le assemblee pubbliche). Il Teatro, del quale si possono vedere la cavea, il frontescena e l’iposcenio, era il terzo per dimensioni dell’Italia settentrionale (dopo quelli di Verona e Pola) e poteva contenere oltre 15.000 spettatori.
Foto: Andrew Nash